WALKING
Il camminare come strumento di
sviluppo personale e professionale
Come nasce l’ipotesi
La storia del termine walking non
è casuale ; risulta meno collegata con un attività di tipo sportivo ed identifica un obbiettivo non solo esterno
ma anche interno ( il percorso dentro di sè )
Il termine camminare è quindi più
funzionale per delineare uno strumento di crescita e di formazione .
Mi sono avvicinato alla camminata
formativa individuando , soprattutto
durante le camminate in solitaria , intensi momenti e passaggi di crescita
personale come per esempio , la gestione delle paure ( del buio, del perdersi,
degli animali, del vuoto ) , il superamento di vincoli e limiti auto imposti , i criteri utilizzati
per decidere in che direzione muoversi , la gestione della fatica e lo sviluppo
della tenacia ecc…
Camminare : un ‘attività antica e simbolica
L’evoluzione ci ha voluto viaggiatori
. Dimorare durevolmente , in caverne o
castelli , è stata più di una condizione sporadica nella storia dell’uomo.
L’insediamento prolungato ha un asse
verticale di circa diecimila anni , una goccia nell’oceano del tempo evolutivo.
Siamo viaggiatori dalla nascita
I pochi popoli primitivi degli
angoli dimenticati della Terra comprendono molto bene questa semplice verità, sono in perpetuo movimento .
Attualmente l’energia umana in
senso stretto , derivante dalle risorse più elementari del corpo camminare,
correre, nuotare ecc.. ) viene stimolata di rado nel corso della vita
quotidiana in rapporto al lavoro , agli spostamenti trovandosi ridotta a pura area di svago e
tempo libero. Questa mancanza intacca pesantemente la visione che l’uomo ha del mondo , limita
il suo campo d’azione nel reale , diminuisce il suo senso di conoscenza dell’io, indebolisce la sua conoscenza delle
cose.
Rispetto al camminare grandi
maestri sono coloro che per secoli hanno percorso la superfice di un essere che
amano , la Terra : gli Indios.
Per questo molti suggerimenti
sull’ applicabilità formativa del camminare ci vengono direttamente da loro.
Come occidentali , tendiamo a
pensare che lo spostamento possieda due punti principali : l’inizio e la fine .
In questo modo un percorso
qualsiasi , sia a piedi che su un veicolo , diventa privo di interesse nei punti intermedi. Quello che conta è
arrivare , meglio se in tempi brevi. La caratteristica di questo tipo di
approccio è l’ansia di arrivare oppure al contrario l’ansia per ciò che si sta
lasciando.
L’uomo moderno trova grandi
difficoltà a collocarsi dove realmente si trova nel : qui ed ora .
Cosi in occidente la camminata è
solo un mezzo per raggiungere un posto, è di solito faticosa e si desidera che termini il più presto possibile .
Il senso di fatica , in realtà ,
dipende più dall’energia sprecata che dall’energia necessaria per camminare .
Sprechiamo energia
concentrandoci soprattutto sui nostri
pensieri invece che sull’attività del nostro corpo.
Camminare in questo modo
disattento , senza auto consapevolezza non solo stanca ma è anche pericoloso.
Per questo la maggior parte delle persone ha paura di camminare in posti che
non conosce , camminare di notte o
semplicemente camminare . L’indio al contrario , dopo secoli di viaggia a
piedi, sa che una camminata è, oltre che un mezzo per arrivare da qualche parte
, il mezzo per essere dove si è e per questo capire meglio chi si è.
Se si dirige da qualche parte sa
che una camminata, per lunga che sia, è fatta
di un passo alla volta . E’ per questo che un indio quando cammina non
guarda in avanti o verso la cima della montagna che sta salendo, ma guarda la
terra sotto i suoi piedi.
Forse è proprio perché camminare è un attività cosi innata ed
antica che possiede tutta una gamma di
connotazioni metaforiche tra le quali
scegliere per costruire attorno ad esse percorsi formativi
·
La camminata come obbiettivo/ meta da
raggiungere ( il futuro , ciò a cui si va incontro )
·
La camminata come allontanamento dal passato (
ciò che si lascia )
·
La camminata come processo di attenzione ( qui
ed ora )
·
La camminata come blocco emotivo da
superare , abbattimento di limiti e
pensieri negativi
( es.. camminata
notturna )
·
La camminata come ritrovamento di valori ( ciò
che è veramente importante )
Camminare aiuta a comprendere il
proprio atteggiamento di fronte al cambiamento ed a sviluppare la capacità di
adattamento ( flessibilità )
Camminare ci permette di vivere ,
attraverso il contatto con la natura tutta una serie di disagi a cui comunemente non siamo più abituati . Il
bosco, il fiume , la montagna
sperimentati in ogni condizione atmosferica pioggia , neve , vento, freddo, sole oppure di notte offrono sensazioni e
percezioni particolari, uniche ed irripetibili permettendoci di confrontarci
con il nostro modo di vivere il disagio e di fronteggiarlo.
Nella mentalità corrente il
contatto con la natura ravvicinato è da evitare , ci sono condizioni precise da
cui mettersi al riparo . Un luogo comune della società moderna iper protettrice
è il “ non esco perché fa freddo, perché piove ,devo stare attento alle
pozzanghere non mi devo sporcare , non devo sedermi per terra non devo
sudare ecc… “ Il fatto di vedere tutto
ciò che non è asciutto soleggiato come qualcosa da evitare ha creato questo blocco mentale che ci impedisce di
vivere appieno tutti i fenomeni naturali e riceverne di conseguenza benefici
sia fisici ( una potente carica energetica ) che emotivi ( una sensazione di
profonda intimità con l’ambiente naturale che ci circonda )
La necessità di affrontare disagi
di tipo climatico ma anche di tipo più interno ( la fatica ) ci permette
innanzi tutto di sperimentarli , di analizzare il proprio modo di affrontarli e
quello impiegato dagli altri , di cogliere come in realtà sia la propria
percezione soggettiva della situazione a renderla piacevole o spiacevole .
Camminate di una certa lunghezza
fanno emergere un nuovo modo di vivere il tempo . Chi cammina si colloca
piuttosto che nello spazio nel tempo scandito da tutta una serie di eventi di
cui si riappropria ( i pasti , il riposo, il sonno , le funzioni fisiologiche ,
il silenzio )
La variabile del tempo può essere
stressata progettando camminate senza un obbiettivo finale , senza una meta
definita in modo che i partecipanti acquisiscano consapevolezza su un modo di vivere il tempo completamente
diverso da quello quotidiano . Abituati a muoverci in una vita che sembra una
ladra di tempo , come reagiamo e gestiamo un ‘abbondanza di tempo ? come
riempiamo il vuoto che si crea ?quali sentimenti emergono ?
L’attività del camminare fa
esplodere la variabile del ritmo con cui individui e gruppo nel complesso si
stanno muovendo . Indipendentemente dalla fatica provata e dal tipo di
allenamento pregresso, durante una camminata alcuni tendono a “ correre” a discapito di una lentezza consapevole . In
questo senso camminare è una bella metafore dell’esistenza , qualcosa di
incompiuto che sfida continuamente lo
squilibrio.
Tecniche di cammino
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MINDFULLNESS
WALKING
·
INDIAN WALKING
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