sabato 5 novembre 2016

Crescere camminando

WALKING


Il camminare come strumento di sviluppo personale e professionale
Come nasce l’ipotesi
La storia del termine walking non è casuale ; risulta meno collegata con un attività di tipo sportivo  ed identifica un obbiettivo non solo esterno ma anche interno ( il percorso dentro di sè )
Il termine camminare è quindi più funzionale per delineare uno strumento di crescita e di formazione .
Mi sono avvicinato alla camminata formativa  individuando , soprattutto durante le camminate in solitaria , intensi momenti e passaggi di crescita personale come per esempio , la gestione delle paure ( del buio, del perdersi, degli animali, del vuoto ) , il superamento di vincoli  e limiti auto imposti , i criteri utilizzati per decidere in che direzione muoversi , la gestione della fatica e lo sviluppo della tenacia  ecc…
Camminare : un ‘attività antica e simbolica
L’evoluzione ci ha voluto viaggiatori . Dimorare durevolmente , in caverne  o castelli , è stata più di una condizione sporadica nella storia dell’uomo. L’insediamento  prolungato ha un asse verticale di circa diecimila anni , una goccia nell’oceano del tempo evolutivo.
Siamo viaggiatori dalla nascita
I pochi popoli primitivi degli angoli dimenticati della Terra comprendono molto bene questa semplice verità,  sono in perpetuo movimento .
Attualmente l’energia umana in senso stretto , derivante dalle risorse più elementari del corpo camminare, correre, nuotare ecc.. ) viene stimolata di rado nel corso della vita quotidiana in rapporto al lavoro , agli spostamenti  trovandosi ridotta a pura area di svago e tempo libero. Questa mancanza intacca pesantemente  la visione che l’uomo ha del mondo , limita il suo campo d’azione nel reale , diminuisce il suo senso di conoscenza  dell’io, indebolisce la sua conoscenza delle cose.
Rispetto al camminare grandi maestri sono coloro che per secoli hanno percorso la superfice di un essere che amano , la Terra : gli Indios.
Per questo molti suggerimenti sull’ applicabilità formativa del camminare ci vengono direttamente da loro.
Come occidentali , tendiamo a pensare che lo spostamento possieda due punti principali : l’inizio e la fine .
In questo modo un percorso qualsiasi , sia a piedi che su un veicolo , diventa privo di interesse  nei punti intermedi. Quello che conta è arrivare , meglio se in tempi brevi. La caratteristica di questo tipo di approccio è l’ansia di arrivare oppure al contrario l’ansia per ciò che si sta lasciando.
L’uomo moderno trova grandi difficoltà a collocarsi dove realmente si trova nel :  qui ed ora .
Cosi in occidente la camminata è solo un mezzo per raggiungere un posto, è di solito faticosa e si desidera  che termini il più presto possibile .
Il senso di fatica , in realtà , dipende più dall’energia sprecata che dall’energia necessaria per camminare .
Sprechiamo energia concentrandoci  soprattutto sui nostri pensieri invece che sull’attività del nostro corpo.
Camminare in questo modo disattento , senza auto consapevolezza non solo stanca ma è anche pericoloso. Per questo la maggior parte delle persone ha paura di camminare in posti che non conosce , camminare di notte  o semplicemente camminare . L’indio al contrario , dopo secoli di viaggia a piedi, sa che una camminata è, oltre che un mezzo per arrivare da qualche parte , il mezzo per essere dove si è e per questo capire meglio chi si è.
Se si dirige da qualche parte sa che una camminata, per lunga che sia, è fatta  di un passo alla volta . E’ per questo che un indio quando cammina non guarda in avanti o verso la cima della montagna che sta salendo, ma guarda la terra sotto i suoi piedi.
Forse è proprio perché  camminare è un attività cosi innata ed antica  che possiede tutta una gamma di connotazioni metaforiche  tra le quali scegliere per costruire attorno ad esse percorsi formativi
·         La camminata come obbiettivo/ meta da raggiungere ( il futuro , ciò a cui si va incontro )
·         La camminata come allontanamento dal passato ( ciò che si lascia )
·         La camminata come processo di attenzione ( qui ed ora )
·         La camminata come blocco emotivo da superare  , abbattimento di limiti e pensieri negativi
( es.. camminata notturna )
·         La camminata come ritrovamento di valori ( ciò che è veramente importante )
Camminare aiuta a comprendere il proprio atteggiamento di fronte al cambiamento ed a sviluppare la capacità di adattamento ( flessibilità )
Camminare ci permette di vivere , attraverso il contatto con la natura tutta una serie di disagi  a cui comunemente non siamo più abituati . Il bosco, il fiume , la montagna  sperimentati in ogni condizione atmosferica  pioggia , neve , vento, freddo, sole  oppure di notte offrono sensazioni e percezioni particolari, uniche ed irripetibili permettendoci di confrontarci con il nostro modo di vivere il disagio e di fronteggiarlo.
Nella mentalità corrente il contatto con la natura ravvicinato è da evitare , ci sono condizioni precise da cui mettersi al riparo . Un luogo comune della società moderna iper protettrice è il “ non esco perché fa freddo, perché piove ,devo stare attento alle pozzanghere non mi devo sporcare , non devo sedermi per terra non devo sudare  ecc… “ Il fatto di vedere tutto ciò che non è asciutto soleggiato come qualcosa da evitare ha creato  questo blocco mentale che ci impedisce di vivere appieno tutti i fenomeni naturali e riceverne di conseguenza benefici sia fisici ( una potente carica energetica ) che emotivi ( una sensazione di profonda intimità con l’ambiente naturale che ci circonda )
La necessità di affrontare disagi di tipo climatico ma anche di tipo più interno ( la fatica ) ci permette innanzi tutto di sperimentarli , di analizzare il proprio modo di affrontarli e quello impiegato dagli altri , di cogliere come in realtà sia la propria percezione soggettiva della situazione a renderla piacevole  o spiacevole .
Camminate di una certa lunghezza fanno emergere un nuovo modo di vivere il tempo . Chi cammina si colloca piuttosto che nello spazio nel tempo scandito da tutta una serie di eventi di cui si riappropria ( i pasti , il riposo, il sonno , le funzioni fisiologiche , il silenzio )
La variabile del tempo può essere stressata progettando camminate senza un obbiettivo finale , senza una meta definita in modo che i partecipanti acquisiscano consapevolezza  su un modo di vivere il tempo completamente diverso da quello quotidiano . Abituati a muoverci in una vita che sembra una ladra di tempo , come reagiamo e gestiamo un ‘abbondanza di tempo ? come riempiamo il vuoto che si crea ?quali sentimenti emergono ?
L’attività del camminare fa esplodere la variabile del ritmo con cui individui e gruppo nel complesso si stanno muovendo . Indipendentemente dalla fatica provata e dal tipo di allenamento pregresso, durante una camminata alcuni tendono a “ correre”  a discapito di una lentezza consapevole . In questo senso camminare è una bella metafore dell’esistenza , qualcosa di incompiuto che sfida  continuamente lo squilibrio.
Tecniche  di cammino 
·         MINDFULLNESS   WALKING
·         INDIAN WALKING

                    fonte :qui



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